Il problema principale è dato dal fatto che il lattante/bambino affetto da tali disturbi può infatti avere grandi difficoltà a manifestare i propri bisogni (tra cui quello di cibo) e quindi a soddisfarli. La capacità di deglutizione e di masticazione possono inoltre essere compromesse con ulteriore aggravamento dello stato nutrizionale. Infatti, la gestione pratica del momento del pasto richiede un insieme di capacità motorie che si sviluppano parallelamente fra loro tra cui non solo la coordinazione dei muscoli preposti alla deglutizione, ma anche il controllo della postura (capacità di sostenere il capo e di mantenere la posizione seduta con il tronco dritto) e la capacità di afferrare oggetti e portarli alla bocca adeguatamente (e.g. cucchiaio e bicchiere). Le conseguenze possono essere il difetto di accrescimento fino alla franca malnutrizione.
Le richieste di nutrienti sono comunque quelle di un individuo in rapida crescita con esigenze e fabbisogni specifici. Richieste che devono essere ovviamente soddisfatte con adeguati trattamenti nutrizionali. Questo anche perché lo sviluppo neurologico, non solo quello fisico, per quanto possa essere in parte alterato dalla condizione morbosa sottoistante, rischia di risentirne a sua volta.
Ciò non di meno, i disturbi neurologici si associano spesso a problemi gastro-intestinali, quali reflusso gastro-esofageo e stipsi che prevedono ulteriori implicazioni nutrizionali.
L’alimentazione diviene così la componente dell’assistenza che impegna di più le famiglie ed una sua difficoltosa gestione comporta anche importanti ripercussioni sulla qualità della vita.